...Quando eravamo già sulla via del ritorno le donne, saranno state una ventina, uscirono di corsa dal cortile e ci chiamarono. Noi ci fermammo e loro si misero a ballare e cantare. Gli uomini appoggiati al muretto le guardavano sorridenti. Mi guardai intorno, io e mio marito eravamo gli unici bianchi, eppure ci sentivamo al sicuro. Ma ci sentivamo al sicuro perché loro avevano capito che noi, più che dalle leggi, ci eravamo fatti guidare dai sentimenti…
Nelle poche pagine presentate nel sito, mi sono riconosciuto. Chi è vissuto in Africa è marchiato e d è riconoscibile. Mi piace questa prosa immediata, priva di esibizione letteraria, dalla quale trasuda sempre il più importante sentimento: la nostalgia come dolore. Noi in Eritrea lo chiamiamo "mal d'Africa". Complimenti. Lo leggerò.